BAD DAY (IL GIOCO DEL REALE)

Un’installazione presso il TAU Teatro Auditorio dell’Università della Calabria, (30 settembre – 4 ottobre 2016)

nata da un laboratorio IL GIOCO DEL REALE/IL REALE DEL GIOCO svolto presso il DAMS Università della Calabria, giugno 2016

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Lavorare su uno spazio reale, un tempo reale, attraverso la narrazione di un videogioco. Un luogo di attesa, di passaggio e di incontri, il piazzale davanti all’università, con la pensilina dei bus, i caffè, i chioschi, i ristoranti. Fine giornata. Un luogo reale e un tempo reale, raccontati in un’installazione su vari schermi facendo ricorso al linguaggio narrativo di un videogioco che appartiene all’archeologia del genere, Dad Day on the Midway, dei Residents (1995) ma che è anche un archetipo dei giochi alla prima persona, con permutazioni di personaggi, enigmi da risolvere, un universo poetico a se stante.

Il laboratorio è un’esperienza, dove il gioco rimanda al linguaggio cinematografico e magari lo reinventa, Sarà lo spettatore che percorre lo spazio dell’installazione ad effettuare il suo montaggio tra le varie narrazioni che esistono in contemporanea. Creando raccordi inediti tra le immagini, le voci ascoltate. Come se si muovesse nel fuoricampo di queste proiezioni e che da questo fuoricampo vertiginoso si facesse esperienza della molteplicità dei mondi che coesistono in uno stesso reale e del loro possibile.

Bad Day: tra gioco e cinema dov’è il reale?

Una giocata su Youtube:

Il punto di partenza dell’idea è una scena, una scena dove non succede niente salvo l’attesa, la stazione Termini a Roma una sera in attesa dell’ultimo treno. C’è uno schermo con una pubblicità per una fondazione di aiuto ai senzatetto, e sotto allo schermo un senzatetto che aspetta che tutti siano andati via. Quasi tutti sono impegnati sui loro smartphone. Una ragazza cinese sul suo cellulare contempla ua collezione di serpenti. Voci di una conversazione agitata – tu pensa a morire, al resto ci penso io. Una famiglia con due bambini piccoli (lo sguardo stralunato di stanchezza del bambino) con un carrello di supermercato carico di borse. Gli annunci delle partenze. Una scena dove non succede nulla. Ognuno è solo. Ognuno nella sua storia. Se uno dovesse raccontare questa scena, raccontare cs’è il reale – forse appunto che il reale è in questo fuoricampo tra i vari mondi, in questa distanza che non si può misurare, un fuoricampo pieno di enigmi.