Cosa senti dentro di te? Quella è la verità. Ma non devi nominarla, che appena la nomini svanisce e non c’è più. Il mondo fuori. Fuori, in carcere.
Un film nato dal Laboratorio Nuvole, iniziato a ottobre 2016 presso il carcere di Capanne (Perugia)
Siamo in un film nel film che si sviluppa intorno alle prove di alcuni dialoghi fra Totò e Ninetto Davoli in Cosa sono le nuvole di Pasolini e alcuni frammenti de La Vita è sogno di Calderon de la Barca.
Queste prove interpretate, ripetute con i ciak, diventano gli innesti di racconti di sogni, messaggi, canti, dispute sulla condizione umana che parrebbero teatrali salvo che sono veridiche e filosofiche come in una fiaba.
Storie di vita emergono, alcune terribili, tra cui quella di Domenico, ragazzo ergastolano.
La recita della vita, una vita alla quale non sappiamo più se apparteniamo, verso cui immaginiamo un ritorno, atteso di rinvio in rinvio. Una vita che non è un sogno. So cosa mi appartiene. So che tornerò nel mondo.
un film di Giovanni Cioni, 95 min, 2019
immagini Giallo Giuman, Annalisa Gonnella suono Daiele Saini montaggio Giovanni Cioni musica Jan Rzewski color Davide Lo Vetro, Proxima Milano
organizzazione Maurizio Giacobbe Marta Bettoni produzione Giovanni Cioni Manuela Buono Igor Prinčič
Produzione Arch Production
Premio L’ATELIER MFN 2018
con il supporto dell’Atelier di post-produzione Milano Film Network 2018
Vendite Internazionali Slingshot Films
IN ANTEPRIMA MONDIALE FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LOCARNO, SELEZIONE UFFICIALE, AGOSTO 2019
MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA INTERNAZIONALE E MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO “LO SGUARDO DELL’ALTRO” AL CONCORSO INTERNAZIONALE 60 FESTIVAL DEI POPOLI, FIRENZE, NOVEMBRE 2019
Le motivazioni. “il regista crea un dialogo paritario con i suoi protagonisti, che sono incarcerati. Attraverso il reenactment, ci avviciniamo a inaspettati momenti di verità che appartengono alle loro vite. Questo film, giocoso e onesto, ci coinvolge nel processo e ci ricorda, ancora una volta, che la verità è molto più profonda dei semplici fatti. Questa decisione è presa all’unanimità” (Giuria Internazionale)
“Per un film che è un susseguirsi di sguardi degli ‘altri’ verso di noi e di noi verso quei medesimi ‘altri’: altri reclusi, anime nere per la società, ma i cui occhi esprimono lampi di vitalità, di voglia di riscatto, perfino di tenerezza, quando il tema sono i rapporti familiari; altri che si sforzano di recitare, ma che si trasformano in veri attori soprattutto quando raccontano liberamente di sé, delle loro storie maledette, dei gorghi del male da cui vorrebbero risalire. Uno spaccato della nostra società italiana, di cui i carcerati sono parte integrante, purtroppo molto spesso dimenticata, abbandonata, trascurata”. (Giuria Lo sguardo dell’altro, Istituto Sangalli)
Premio Laceno Doc 44 LACENO D’0RO, AVELLINO, DICEMBRE 2019
ANTEPRIMA SPECIALE AL POSTMODERNISSIMO, PERUGIA, 30 novembre
NON È SOGNO tra i 4 film (due italiani e due internazionali) selezionati per IL MESE DEL DOCUMENTARIO 2019, DICEMBRE-GENNAIO 2019
ALCUNI TESTI SUL FILM, E UNA CONVERSAZIONE RADIO
NON È SOGNO, NON È IL CARCERE DEGLI ALTRI Il cinema documentario e la recita della vita
“Per arrivare a questo «io» nascosto dietro quell’«altro» che mi parla dallo schermo, ci vuole una necessità, una fede, un desiderio assoluto di condivisione. La volontà di Cioni di costruire un’immagine attraverso la parola e il volto di chi la pronuncia rinvia alla possibilità di filmare il visibile per captare ciò che non lo è. Cioè filmare l’uomo per parlare di umanità, filmare la parola per captare il pensiero, il corpo per scorgere l’anima. Luciano Barisone per FILMIDEE in Locarno 72: L’esperienza dell’umano
“Il rigore di Cioni è umano. Per questo, mette al centro di tutto non la sentenza del film, ma la garanzia del processo. E concede ai suoi amici la libertà (vigilata?) di un laboratorio, in cui recitare o meno un personaggio, la libertà di raccontare o meno le proprie vite, di stare in campo o di uscire, di parlare oppure tacere e guardare. Di essere, insomma, fedeli a sé stessi, al di là della verità, di ciò che dicono o pensano, di come vengono visti e pensati. E al di là delle storie che segnano il passato e il presente. Perché, come su uno schermo verde o su una pagina bianca, si aprono sempre infiniti futuri.” Aldo Spiniello per SENTIERI SELVAGGI https://www.sentieriselvaggi.it/non-e-sogno-di-giovanni-cioni/
Una conversazione con Moira Bubola per DIDEROT, su RSI 1 in diretta da Locarno
una conversazione da Locarno con Silvio Grasselli su Alias, l’inserto culturale de il manifesto
“… incappato nell’incontro con un carcere e con alcuni dei detenuti che lo popolano, Giovanni Cioni inizia a collezionare storie, scritture e narrazione seconde, materiali letterari, cinematografici, invenzioni, sogni, apparizioni, a stringere relazioni e intuire rapporti; li accumula, per poi montarli in una forma apparentemente elementare, tecnicamente povera, che invece tesse legami e risonanze infinite, che mette in rima Shakespeare e Calderón de la Barca con i sogni, i desideri, i dolori e le domande di uomini reclusi, che fa risuonare le loro voci nella stessa partitura nella quale inserisce Totò, Ninetto Davoli, l’assenza presente di Pasolini…”
“Si percepisce, in questi racconti di sogni, l’eco del lamento del principe Sigismondo… “Io sogno la prigionia che mi tiene qui legato e sognai che un altro stato mi rendeva l’allegria”.
Come è stato possibile, ti chiedi, questa trasmutazione, questo passaggio dalla recitazione all’affidare il proprio sé… in maniera così vera, così profonda che riesci a vederle, tutte, le immagini di quelle vite raccontate o sognate, anche se sullo schermo passano solo volti. Perché “Non è sogno” è un film fatto quasi solo di volti, come potesse bastare filmare la parola per raccontare l’anima”. Francesca de Carolis su Remocontro
Pasolini en héritage. Une conversation sur Non è Sogno et Per Ulisse à l’occasion de la rétrospective Pasolini, pasoliniennes, pasoliniens ò la Cinémathèque du Documentaire de la BPI, Beaubourg, Paris, printemps 2021
TRAILER Non è sogno // Not a dream – By Giovanni Cioni from Slingshot Films on Vimeo.
NOTA SUL FILM
I protagonisti del film sono detenuti, siamo in carcere, ma questo lo veniamo a sapere in un secondo tempo, attraverso i racconti.
Siamo in uno spazio creato per le riprese, un piccolo set con un chroma key, solo in un secondo tempo capiamo che siamo dentro. Questo avvio è importante, perché non siamo in un film sul “carcere degli altri”. Siamo in uno spazio cinematografico, dove il chroma key ci può portare altrove, nel mondo “fuori”, in un altro film, o come in uno dei sogni che vengono raccontati, ci riporta dentro.
In questo set minimale, allestito con due luci e il telo verde del chroma key, il film si sviluppa intorno alle prove giocate, rivisitate di alcuni dialoghi: il dialogo fra Totò e Ninetto Davoli in Cosa sono le nuvole di Pasolini (dove il burattino Otello che deve uccidere Desdemona si interroga su cosa sia la verità) e alcuni frammenti de La Vita è sogno di Calderon de Barca, in particolare il dialogo fra il Principe recluso dalla nascita in una rocca fuori dal mondo e il padre che lo ha tenuto incarcerato.
Queste prove interpretate, ripetute, come in un film nel film dove si gioca con i ciak, con quello che succede durante la lavorazione di scene di un film “vero”, diventano gli innesti di racconti di sogni, racconti di vissuto, messaggi, canti, dispute sulla condizione umana che parrebbero teatrali salvo che sono veridiche e filosofiche come in una fiaba, in risonanza. Storie di vita emergono, alcune terribili, tra cui quella di Domenico, ragazzo ergastolano, e il quaderno che ha scritto in questi anni.
Attraverso questa forma di teatralità del vissuto di chi è “dentro”, recluso, fuori dal mondo, la domanda è che cosa racconta di me, di ognuno di noi, la condizione carceraria. Si tratta di andare oltre la visione rassicurante, spesso condiscendente, sul “carcere degli altri” o la curiosità affascinata dell’inferno carcerario..
Siamo in un film, un film nel film, con degli esseri umani, innanzitutto, che ci parlano dell’uomo, della condizione dell’uomo, del rapporto all’esistenza, alla realtà del mondo, il mondo “fuori” che è quello proiettato o immaginato sul chroma key. La vita è sogno, il sogno della vita – di una vita alla quale non sappiamo più se apparteniamo. Una vita di cui attendiamo segni di esistenza, a cui mandiamo messaggi, verso cui immaginiamo un ritorno, atteso di rinvio in rinvio.
Una vita che non è un sogno – come vorrebbe farci credere il re padre del dramma di Calderon. Non è sogno, tocco e vedo. So cosa mi appartiene. So di essere al mondo. So che tornerò nel mondo.
Giovanni Cioni, aprile 2018
MAGGIO 2020. APPUNTI DAL CONFINAMENTO
Inizio da un sogno fatto nei giorni di pasqua. Un parco con tanta gente, a breve inizia una proiezione all’aperto di Non è Sogno, ci sono Dobre e Domenico, liberi, ci abbracciamo.
Dobre e Domenico sono due dei protagonisti del film. Dobre nel frattempo aveva chiesto e ottenuto di scontare il residuo di pena in Romania. Avrebbe dovuto uscire per pasqua. Gli avevo promesso di venire alla sua uscita per la festa grande che voleva organizzare con i fratelli Stoian, di cui parla nel film.
Pure Domenico, dopo 14 anni senza vedere il cielo, sperava in un primo permesso per pasqua. Sarà per queste attese che li ho sognati, non so.
A quanto ne sappia, sono ancora in attesa.
Mi sono chiesto come Domenico avrebbe vissuto questa primo periodo “fuori”, all’epoca del confinamento. Il doppio straniamento di uscire e trovarsi nella sua Napoli confinata. Certo, perlomeno poteva stare con i suoi.
Non è Sogno è un film che parla al mondo “fuori” . Ma che soprattutto parla del mondo fuori in cui tornare. Del mondo di cui si hanno notizie, immagini, voci, qualche visita. Una animatrice di Radio Fragola Gorizia, la radio nata nel centro di salute mentale di Gorizia dove Basaglia iniziò la sua rivoluzione, mi dice che il film le parla di quello che stiamo vivendo ora, noi del mondo “fuori”, con il confinamento.
Su Radio Fragola Gorizia abbiamo parlato dell’esperienza del film, di quel poco che ho conosciuto e capito della situazione della detenzione in Italia. Ho parlato della morte di Mario Trudu che ho conosciuto, prima tramite Francesca de Carolis e il Circolo Cabana di Rovereto, poi per lettera.
Non è Sogno è stato presentato in anteprima al festival di Locarno 2019, poi al Festival dei Popoli, e dopo i riconoscimenti ottenuti avrebbe dovuto andare in sala a primavera. Tutto rimandato, e ancora non si può immaginare cosa sarà possibile fare, dove e come proiettarlo.
Nel giro di proiezioni fin qui avute, mi chiedono spesso se l’esperienza del film sia stata utile ai detenuti partecipanti – e mi sembra la solita domanda fatta da chi sta fuori e guarda il carcere degli altri.
Rispondo che il film deve soprattutto servire a farci cambiare noi, a liberarci dalle nostre prigioni mentali. Il tentativo è questo.
Sono allibito dal giustizialismo che opprime le menti in Italia. Siamo al talebanesimo, alla negazione del reale (centinaia di boss mafiosi liberati, si sente affermare…). Siamo alla negazione dell’umano (in un paese di brava gente…). Ci sarebbe da fare uno studio di psicopatologia di massa. Perchè, da dove viene, quale fragilità o trauma rivelano?
C’è stata una bella trasmissione su Radio India – Nausicaa, dove Luigi Manconi racconta la sua infanzia all’Asinara, dove si parla di fuga citando Stalker di Tarkovsky e dove c’è una mia intervista e un estratto di Non è Sogno– l’estratto finisce con Dobre che, allo squillo di una telefonata, esclama farsesco: “Amnistia!”
Del gruppo di detenuti di Non è Sogno (girato tra ottobre 2016 e luglio 2017) sono rimasti a Capanne Domenico e Aziz. Aziz è a fine pena e conta tornare in Egitto da dove partì nel 1979.
Dobre è stato estradato in Romania e dovrebbe uscire a breve. Molti sono in regime di semilibertà. Altri sono stati liberati, altri ancora sono stati trasferiti.
Una conversazione con Aldo Spiniello in occasione della presentazione del progetto alla serata di inaugurazione del PerSo-Perugia social film festival, 24 settembre 2017